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L'ayurveda:

la scienza della lunga vita
(medicina tradizionale indiana)

Ayurveda significa letteralmente scienza della vita, ed è la medicina tradizionale della cultura hindu. Si occupa pertanto di preservare, curare e conservare la vita. Il termine vita; non è inteso solamente dal preservare o curare le malattie, affinchè l'uomo possa raggiungere una lunga vita, e morire infine di vecchiaia. Vita è intesa nel senso più pieno del termine, e comprede l'unione di tutte le manifestazioni dell'universo: il regno minerale, vegetale, animale; la terra, le stelle edi pianeti. Essa viene intesa come armonia del cosmo, ed è intesa come un fenomeno globale, in cui tutte le forze sono intimamente interconnesse. L'ayurveda si occupa della vita in generale e non quella di un singolo uomo. Si prede cura beninteso di un singolo individuo, ma sempre in rapporto con il macro-cosmo. E solo quando il micro-cosmo uomo; si armonizza con il macro-cosmo e vive in perfetta sintonia con esso, trova la salute, intesa quindi in una accezione estremamente più ricca di quella che normalmente noi consideriamo, che in fondo non è molto di più che assenza di malattia.
Questa è la vera innovazione dell'ayurveda, difficile e ostica per noi occidentali, abituati a pensarci come esseri singoli che esistono in un contesto ma che in realtà non ne fanno realmente parte. Essa si sposa magnificamente con i sei darshana, le visioni del pensiero speculativo hindu, in cui lo yoga è perfettamente integrata.
 


- Un po' di storia
- I principi fondamentali
- Bibliografia



Un po' di storia

La datazione e l'origine dell'ayurveda è piuttosto difficile da reperire. Ma questa è una costante della cultura indiana: non è importante chi teorizzò o scrisse determinate opere, quanto il fluire del pensiero, rispettoso della tradizione. La collocazione storica, le biografie, il nome del singolo, ossessione della cultura occidentale, hanno un'importanza estremamente trascurabile nel mondo indiano, calato in un mitico presente eterno. Comunque probabilmente l'ayurveda prese le sue origini dal IV° libro dei Veda, l'Atharvaveda, testo sacro della civiltà arya, giunta in India tra il 2000 e il 1500 a.c.
Le nozioni di anatomia e fisiologia, sulle manifestazioni delle malattie, la cura e i rimedi erboristici inserite principalmente in questo libro, ed in misura minore anche negli altri tre, venne studiato e costituì la base dei “samhita”, le raccolte di argomento medico.
Le samhita principali sono quattro: la Characha, la Sushruta,l'Astanga Hridaya, l'astanga samgraha.
- la Characha samhita, la più antica, datata intorno al 1500 a.c., è considerato il testo fondamentale su cui si fonda tutta la medicina ayurvedica. Sembra sia stata composta da Agnivesa, in sanscrito in un misto di poesia e prosa. Tratta dell'anatomia e fisiologia, del manifestarsi delle malattie, dei sintomi, la diagnosi e la cura. Una cura particolare è attribuita alle pratiche di purificazione e alla dietetica. Nel descrivere le origini della medicina, il saggio la considera di origine divina. Fu lo stesso dio Indra, re degli dei vedici, a fornire gli uomini una via verso il raggiungimento della felicità, attraverso la teoria e la pratica dell'auyrveda.
- la Sushruta samhita, scritta anch'essa in sanscrito, si riallaccia alla Characha samhita, ma si occupa principalmente di chirurgia: probabilmente fu una pressante necessità: le popolazioni arye, occupate in cruente guerre, avevano la necessità di curare ferire da armi. Sono descritte minuziosamente gli strumenti chirurgici e la cronaca minuziosa di alcune operazioni, ancora attuali. Anche in questa opera si sostiene l'origine divina della scienza, attribuita a Brahma, colui che genere l'universo, ancora prima della creazione del genere umano.
- l'Astanga Hridaya samhita, “il cuore dalle otto membra”, scritta intorno al VII d.c., suddivide l'ayurveda in otto sezioni:
1) la medicina interna, kayachikitsa che spiega i principi della medicina, basata sull'equilibrio di corpo, mente e spirito;
2) la chirurgia, shalyatantra, in cui si elencano i principi e la tecnica di questa disciplina;
3) la shalakya tantra, che si occupa delle malattie di gola, naso, orecchie e occhi;
4) la pediatria, kaumarabhritya, che si occupa delle cure della madre e del neonato;
5) la tossicologia, agadatantra, che si occupa dell'inquinamento animale, vegetale, minerale e dei veleni;
6) la psichiatria, bhutavydya, che con il supporto dello yoga si propone di curare le malattie psichiche;
7) la pratica del ringiovanimento, rasayana, che attaverso alla dieta e pratiche di purificazione (pancha karma), tende ad allungare la vita;
8) gli afrodisiaci, vajikarana, in cui si tratta di terapie e pratiche atte ad aumentare la vitalità sessuale.

Durante il VIII secolo d.c. fiorirono in India diverse importanti università ayurvediche, le quali raggiunsero il loro massimo splendore un paio di secoli dopo. La penetrazione e la conquista musulmana, a partire dall'XI secolo, fecero chiudere le università e il decadere della scienza stessa. Molte opere vennero distrutte. Fortunatamente ne rimasero alcune in Tibet e in Nepal. I musulmani diffusero la loro medicina, unani tibbia, un misto di pratiche greche e ayurvediche. Anche gli inglesi non videro di buon occhio l'ayurveda, confondendola con pratiche magiche e supestiziose, decretandone una ulteriore battuta di arresto. Nel 1947, con la dichiarazione di indipendenza, finalmente l'ayurveda ritrovò la sua dignità: essa fu spinta decisamente dal nuovo governo, e oggi sono attive oltre 200 università in cui questa antica scienza viene insegnata e praticata.

   

I principi fondamentali

I tre dosha sono i principi fondamentali che regolano ogni processo fisiologico e psicologico in ogni essere vivente. In uno stato di equilibrio i tre dosha sono e quivalenti; quando uno dei tre prende il sopravvento, si crea uno stato di squilibrio, e quindi di malattia o malessere, sia a livello fisico che psichico.
I dosha sono vata, pitta e kapha. Essi derivano dalla combinazione dei cinque elementi fondamentali, i pancha mahabhuta, nel seguente modo: etere + aria generano vata, fuoco + acqua pitta e acqua + terra kapha.

Essi permettono alla dimensione mentale e spirituale di manifestarsi e di trovare una corrispondenza nel corpo fisico:
- vata regola tutte le energie del corpo e della mente. Ogni più piccola particella come il più complesso pensiero si muove in virtù di vata. Regola quindi l'energia cinetica ad ogni livello.
- pitta governa tutte le trasformazioni che hanno luogo nell'individuo, da quella del cibo in energia alle più sottili modificazioni. E' quindi il rappresentante dell'energia potenziale del corpo.
- kapha produce un flusso di stabilizzazione e regola la trasformazione di energia potenziale in energia cinetica e vicevera.

Caratteristiche e squilibri dei dosha

Vata: la forza predominante che controlla gli altri due dosha, senza il contributo del quale non ci sarebbe alcun movimento, è quindi assimilato al vento. Nell'organismo determina la trasfrormazione del cibo in energia, governa la vista , la temperatura corporea, il coraggio,l'intelligenza e la memoria.
Vata è secco, leggero, freddo, mobile, trasparente, ruvido, sottile, per cui le sostanze secche provocano un suo aumento. Gli squilibri più comuni sono: perdita del colorito, strana sensazione di malessere, disturbi alla mente e dei sensi, paura, dolore, depressione e senso di abbandono. La sua sede è la parte inferiore dell'intestino crasso.
Pitta : è associato alla bile ed è responsabile del buon funzionamento del metabolismo e del calore interno; regola il sorgere delle idee; presiede al livello cognitivo: trasforma le sensazioni in pensiero articolato. A livello fisico permette l'assimilazione del cibo. Quando è in squilibrio, sorgono sentimenti di rabbia e gelosia.
Pitta è leggermente oleoso, caldo, intenso, leggero, fluido, mobile e liquido; le sostanze calde ne provocano l'aumento. La sua sede è compresa tra l'ombelico ed il torace.
Kapha : è il collante del corpo e lo tiene unito, infonde forza e stabilità e allo stesso tempo controlla òle più profonde emozioni dell'uomo e i processi di guarigione. All'interno dell'organismo controlla gli altri due dosha, quindi regola il metabolismo. A livello psicologico fornisce la stabilità necessaria al funzionamento lucido ed equilibrato delle funzioni intellettuali. I suoi squilibri si manifestano in attaccamento e avidità.
Kapha è oleoso, freddo, pesante, stabile, viscido e molle; le sostanze pesanti lo accrescono. La sua sede è la parte superiore del corpo.

(Liberamente tratto da "La medicina ayurvedica, Isabella Miavaldi, ed. Xenia)

 


 

Brevissima bibliografia

Alcuni testi sull'ayurveda:

  • La medicina ayurvedica – Isabella Miavaldi – ed. Xenia

  • Benessere totale – Deepak Chopra – ed. Sperling & Kupfer

  • Massaggio ayurvedico – S.V. Govindam – ed. Mediterranee

  • Guida pratica al massaggio indiano – Maurizio Omodei Zorini – ed. Red
 
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