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Lo hatha yoga

Lo hatha yoga consiste in una serie di pratiche, le più importanti delle quali sono il satkarman (atti purificatori), le asana (posture immobili), spesso acompagnate da bandha (contrazioni) e mudra (gesti simbolici), il pranayama (padronanza del respiro), il pratyahara (ritrazione dei sensi), dhyana e samadhi (concentrazione e meditazione profonda), completate da un codice di comportamento etico elevato, yama e niyama (restrizioni e osservanze). In questo senso si avvicina molto al raja yoga, di cui è il complemento e l'integrazione: "Il raja yoga non è coronato da successo senza lo hatha, né lo hatha senza il raja: perciò li si pratichi entrambi fino alla realizzazione finale". (Hatha yoga pradipika, II, 76).

"Hatha" è un termine sanscrito, l'antica lingua classica indiana, in cui i termini hanno spesso più significati. Il primo è "sforzo violento, prolungato" e indica che lo yogin deve praticare con determinazione e costanza. Inoltre spesso alcune posizioni, specialmente quelle avanzate, richiedono un notevole impegno fisico, prolungato nel tempo. Il secondo signifitato è maggiormente simbolico;"ha" significa sole e "tha", luna. Hatha yoga può quindi essere letto come l'unione del sole con la luna, ovvero la riunificazione delle polarità: maschile-femminile, freddo-caldo, sinistra-destra, corpo-spirito, microcosmo-macrocosmo...

Lo scopo dello hatha yoga va quindi molto al di là del semplice lavoro fisico o peggio ancora con la ginnastica, con le quali spesso viene confuso. Le asana, la cui importanza è fondamentale, sono un complesso e sofisticato sistema perfezionato nel corso di circa 5000 anni. Il loro scopo maggiormente avvertibile è dare salute e vigore al corpo, ma questo è solo il primo passo. Le asana hanno un importante valore simbolico, spesso adombrato nel nome sanscrito, che può essere la chiave di lettura della postura stessa. Le tensioni determinate dalle varie posizioni e le contrazioni da esse provocate agiscono dimanicamente su determinate parti del corpo e provocano delle variazioni sia nella fisiologia ordinaria che su quella "mistica", legata al corpo sottile, generando le condizioni affinchè avvenga una trasmutazione, quello che è lo scopo finale dello yoga: dalla vita usuale, legata alla catena ininterrotta del samsara (il ciclo delle rinascite), ad una in cui la catena è spezzata, in cui lo yogin è diventato uno jivamukti (un liberato vivente).
Accanto al corpo fisico che nasce invecchia e muore, coesiste un corpo sottile, che soggiace anch'esso a precise leggi; a questo corpo si rivolge in particolare lo hatha yoga.
Il corpo continua a vivere fintanto che circola il prana, il soffiovitale. Esso scorre in un grande numero di canali (72.000), detti nadi, di cui tre sono fondamentali: ida, pingala e susumna. La susumna è il canale centrale (identificato grossolanamente con il midollo spinale, in cui ida (che parte dalla narice di sinistra) e pingala (originata da quella di destra), si intersecano con la susumna in punti precisi, in cui sono localizzati i chakra (vortici, centri di energia sottile). La susumna a livello simbolico unisce la terra al cielo, il mondo degli uomini con quello degli dei. Essa ha origine nel muladhara chakra, posto alla base della colonna vertebrale e termina nel sahasrara cakra (appena sopra il vertice del capo), in cui risiede Parama-Shiva, l'assoluto, il Brahman. Questo ponte non può essere usato da tutti, infatti la susumna, all'altezza di muladhara chakra è occlusa dalla paredra di Shiva, la sua potenza detta Shakti, anche conosciuta come Kundalini. Essa è rappresentata come un serpente dormiente, che arrotolato in tre spire e mezzo occlude dal basso l'accesso alla susumna.L'occlusione della susumna permette la circolazione del prana attraverso le altre nadi, assicurando la vita biologica, ma impedendo l'accesso ad un piano superiore. La pratica dell'hatha yoga, attraverso alle asana, i bandha, il pranayama stimolano la Kundalini, che da immemore e addormentata si erge come un serpente e perfora muladhara chakra.Inizia così il suo lungo cammino, che risalendo lungo svadhisthana (posto all'altezza dei genitali), manipura (localizzato vicino al plesso solare); anahata (nella profondità del cuore), vishuddha (nella gola), ajna (nel centro del cranio), fino a giungere in sahasrara chakra, in cui Shiva e Shakti si ricongiungono nel loro amplesso mistico, che rappresenta il raggiungimento dell'unità e l'uscita dal piano del samsara. Percorso non scevro di pericoli; l'energia che questo processo genera, se non correttamente incanalato può danneggiare o addirittura distruggere l'incauto praticante che ha intrapreso un percorso che non è in grado di padroneggiare. Infatti tutti i testi ammoniscono i lettori di intaprendere questo percorso sotto la guida di in maestro esperto.

Tutte le pratiche dello hatha yoga hanno lo scopo di superare la molteplicità e l'apparenza per per realizzare il piano dell'Uno, Parama-Shiva. Lo yogin deve liberarsi di tutto ciò che insenziente e mutevole, la prakriti (la natura) per ottenere ciò che in realtà non era mai andato perduto, perchè eterno, intangibile, senziente e mai macchiato dalla vicinanza della prakriti: l'atman, il purusha (lanima individuale), per avere finalmente la chiara precezione del Brahman, perchè della stessa sostanza. (cfr. il samkhya)